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La “raggia” dei calabresi e i (Dis)servizi della Sorical.

La Sorical, società a capitale misto pubblico-privato, attualmente in liquidazione, “fornisce” acqua a 368 comuni calabresi, il tutto alla faccia del referendum sull’acqua pubblica del 2011! I calabresi tra il novembre 2004 e il dicembre 2016, hanno pagato a questa società tariffe illegittime. Dati ufficiali alla mano, risulta tra i 140 e i 120 milioni di euro la differenza tra gli importi fatturati abusivamente e quelli che invece andavano fatturati con l’applicazione delle tariffe di legge. Una somma pazzesca, di cui nessuno ha finora parlato e su cui il potere politico continua a tacere ignobilmente, perché il sistema ha fatto e fa comodo a tanti.

Noi cittadini abbiamo subito l’incapacità dei politici locali di difendere i comuni che amministrano. A parte un solo caso isolato (Borgia – CZ), in cui un comune ha presentato ricorso al TAR, la stragrande maggioranza ha subito e continua a subire passivamente questo abuso.

La Sorical ha ricevuto dalla Regione Calabria, anticipazioni per investimenti sulla rete che in buona parte non sono stati mai effettuati.

Intanto, anche noi acresi paghiamo direttamente l’inefficienza della politica. Cronica è la mancanza d’acqua in ampie zone del territorio comunale, coincidenti per lo più all’acquedotto gestito da Sorical. Non c’è acqua, si chiudono i rubinetti, ce n’è troppa e li chiudono lo stesso! Molti nostri concittadini sanno bene di cosa stiamo parlando.

Non accettiamo di essere presi in giro: non regge più la scusa per la mancanza d’acqua attribuita ai “famosi” interruttori magnetotermici, che durante i temporali saltano e interrompono l’erogazione di energia elettrica alle pompe! Come cittadini chiediamo rispetto.

Nessuna amministrazione negli ultimi decenni è stata lungimirante nell’adottare misure di prevenzione e manutenzione del rete idrica comunale.

Vogliamo che tutte le informazioni su un bene pubblico ed essenziale come l’acqua siano chiare e puntuali: le analisi sulle acque (potabili e reflue) e ogni comunicazione sull’interruzione dell’erogazione nelle diverse zone del territorio comunale devono essere pubblicate sul sito internet e sui canali di comunicazione istituzionali. Infine, chiediamo formalmente all’amministrazione comunale di voler procedere contro Sorical alla sospensione in via cautelativa dei pagamenti per violazione delle norme contrattuali di fornitura, all’impugnazione delle tariffe illegittime davanti al TAR e alla restituzione delle cifre indebitamente incassate.

LACA – Comunicato stampa del 04/12/2017

La Sorical, società a capitale misto, pubblico-privato (Regione Calabria 53,5% – la francese Veolia 46,5%), “fornisce” acqua a 368 comuni calabresi. Il tutto alla faccia del referendum sull’acqua pubblica del 2011! Noi cittadini abbiamo subito l’incapacità dei politici locali di difendere i comuni che amministrano. A parte un solo caso isolato (Borgia – CZ) in cui un comune ha presentato ricorso al TAR, la stragrande maggioranza dei comuni calabresi subisce passivamente questo abuso. I calabresi hanno pagato alla Sorical tariffe illegittime: è tra i 140 e i 120 milioni di euro la differenza tra gli importi fatturati abusivamente da Sorical, tra il novembre 2004 e il dicembre 2016 e quelli che invece andavano fatturati con l’applicazione delle tariffe di legge. Una somma pazzesca, di cui nessuno ha finora parlato e su cui il potere politico continua a tacere ignobilmente, perché il sistema ha fatto e fa comodo a tanti. Gli investimenti di Sorical sulla rete sono stati molto limitati, ben al di sotto di quelli preventivati, circa 61 milioni accertati contro i 265 milioni che dovevano essere investiti per legge. Intanto, anche noi acresi paghiamo l’inefficienza della politica. A inizio ottobre con un ordinanza del Sindaco erano state chiuse 5 fontane pubbliche, per la contaminazione di coliformi, 2 sono state riaperte le altre no. C’è forse qualche altro problema oppure più semplicemente si vuole risparmiare acqua pubblica? Altro problema del servizio idrico è la cronica mancanza d’acqua in ampie zone del territorio comunale, coincidenti per lo più all’acquedotto gestito da Sorical. Non c’è acqua, si chiudono i rubinetti, ce n’è troppa e li chiudono lo stesso! Molti nostri concittadini sanno bene di cosa stiamo parlando. Altra scusa accantonata per la mancanza d’acqua ad Acri, è il “famoso” interruttore magnetotermico dell’impianto di sollevamento di Ominiello, che al primo temporale salta e interrompe l’erogazione di energia elettrica alle pompe. Ora, lasciamo stare le scelte cervellotiche adottate per realizzare di un siffatto acquedotto, ma è mai possibile che in decenni nessuna amministrazione sia stata lungimirante nell’adottare misure di prevenzione e manutenzione del rete idrica comunale? Come cittadini chiediamo rispetto.  Tutte le informazioni su un bene pubblico ed essenziale come l’acqua devono essere chiare e puntuali: le analisi sulle acque (potabili e reflue) e ogni comunicazione circa l’interruzione dell’erogazione nelle diverse zone del territorio comunale devono essere pubblicate sul sito internet e sui canali di comunicazione istituzionali. Chiediamo formalmente all’amministrazione comunale di voler procedere contro Sorical per i disservizi provocati alla popolazione ed all’impugnazione delle tariffe illegittime e per la restituzione delle cifre indebitamente incassate.

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!

Risulta ormai evidente che vi è una volontà del governo centrale e regionale, di chiudere e ridimensionare le strutture periferiche e disagiate, accentrare le attività in poche strutture denominate HUB o Spoke, senza valutare le conseguenze sulla salute pubblica e sul destino di un territorio. Con una visione MIOPE della Sanità, con il solo intento di ridurre la spesa sanitaria pubblica, si tagliano servizi e prestazioni ai cittadini. Decine di migliaia di calabresi, intraprendono i “viaggi della speranza” per curarsi in altre regioni, al costo di 275 milioni di euro solo nel 2016. In una regione ai primi posti, per emigrazione, disoccupazione giovanile, indebitamento e agl’ultimi per reddito pro-capite, investimenti produttivi e qualità della vita, con oltre il 90% di territorio collinare e montano, non si sceglie di salvaguardare le piccole realtà come le zone disagiate di montagna come quelle acrese. L’ospedale di area disagiata come il nostro merita un occhio di riguardo, mentre rischia seriamente di diventare una RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale). Non sono state ascoltate le nostre proposte e i suggerimenti per il rilancio del il nosocomio acrese, presentati al presidente Oliverio, al commissario Scura ed alla vecchia e nuova giunta comunale, non hanno ricevuto risposta. La nostra visione prevede un ospedale progettato e costruito per ospitare “reparti di ricovero”, non ambulatori come quelli di via Julia: questo non rappresenta una soluzione al ridimensionamento, ma solo un palliativo contro l’inesorabile destino. Nemmeno costruire delle piattaforme per l’elisoccorso, che peraltro sono necessarie, possono risolvere l’isolamento di Acri. In altre regioni la montagna viene rivaluta, in Calabria la si isola ancora di più! Ancora una volta, chiediamo di far ripartire la Chirurgia con attività multidisciplinari di intensità medio-bassa: si operi in week surgery, si attivino nuove branche chirurgiche come Oculistica, Ginecologia (menopausa, infertilità), Urologia, Dermatologia Oncologica, Otorino, Artroscopia Ortopedica, tutte specialità che mancano negli ospedali della nostra provincia. Discorso analogo per le branche della struttura complessa di Medicina, con l’apertura di ambulatori per la cura delle malattie del fegato e pancreas, malattie dismetaboliche, reumatologiche e oncologiche, anche in virtù del fatto che abbiamo già attivo un Day Hospital e con un ambulatorio di Oncologia di prossima (si spera) apertura. Perché non pensare ad un nuovo modello di ospedale che rispetti le peculiarità del territorio: uno “SPOKE DI MONTAGNA”. Invece di ragionare sui contenuti, la politica, i commissari e i vertici sanitari provinciali si fanno la “guerra”. Mentre la RM è di prossima “apertura”, frutto di politiche non certo attuali, l’atto aziendale, non viene attuato. Le unità ospedaliere in via di pensionamento non verranno sostituite. Nella vana attesa di un intervento delle autorità preposte e di “incatenamenti” vari, valutiamo, insieme ad altre associazioni e comitati presenti sul territorio regionale, il da farsi.

Duvi cacci e nun minti, ci rimeana llu vacanti!

Qualche settimana fa ad Acri ha aperto i battenti un poliambulatorio facente capo ad un noto gruppo imprenditoriale sanitario crotonese, nel cui CdA siede Antonella Stasi, la Presidente facente funzioni per oltre 7 mesi nel 2014, al posto del condannato e dimissionario Scopelliti. Un’altra struttura è di prossima apertura, e si vocifera che ve ne sarà un’altra. Noi non siamo assolutamente contro chi voglia fare impresa nella Sanità, va bene se serve a diversificare l’offerta sul territorio e che sia di qualità. Pretendiamo, però, che il Servizio Pubblico, pagato con le nostre tasse, come lo stipendio di chi ci governa, dia risposte ai cittadini.

In questi 8 anni di commissariamento, l’offerta del Servizio Sanitario Regionale è andata progressivamente diminuendo in termini di efficienza e servizi erogati, senza una reale riorganizzazione funzionale della rete ospedaliera e territoriale. La diminuzione della spesa è legata essenzialmente al blocco del turn over (pensionamenti e stabilizzazioni), ma nello stesso periodo la domanda di prestazioni sanitarie è aumentata. Oltre alla cattiva programmazione delle amministrazioni regionali e commissariali succedutesi, noi calabresi paghiamo anche la “guerra” tra Dipartimento della Sanità regionale, i Direttori Generali delle ASP e i Direttori Sanitari, legati a questa o quella corrente politica. I nuovi ospedali promessi sono fermi al palo: non si sa dove sono finiti i finanziamenti stanziati per la loro realizzazione, con la Regione che solleva, finalmente, delle riserve sulla loro progettazione: meglio tardi che mai. Mentre la politica nicchia, con l’atto aziendale approvato a metà agosto, questa è l’attuale situazione dell’ospedale di Acri: dipendiamo e dipenderemo in parte, ancora, da Castrovillari per servizi come la Tele-radiologia e il Pronto Soccorso; mai bandito il posto di Primario di Medicina, funzione svolta da quello dello spoke Corigliano-Rossano, il quale presente al massimo un paio di giorni la settimana; la Direttrice Sanitaria assente da oltre un mese, sostituita da un facente funzione; la Risonanza Magnetica non ancora consegnata; il reparto di Lungodegenza non realizzato; la carenza ormai cronica di medici al Pronto Soccorso con 4 effettivi sui 6 previsti; il reparto di Chirurgia che opera sempre in regime di “day surgery”, anch’esso sottorganico di medici chirurghi, 2 su 4 previsti e con 3 anestesisti sui 5 previsti; non esistono i 4 posti in più di Dialisi; dell’ambulatorio di Oncologia neanche l’ombra; il day-hospital di medicina non ancora aperto al 100%, con gli ambulatori (Reumatologia, Diabetologia, Pneumologia, Ecografia, Ecodoppler) fermi a fine luglio 2017. Aggiungiamoci, anche, che andrà in pensione personale medico – infermieristico – amministrativo e tecnico, 3 unità entro la fine dell’anno, a cui se ne aggiungeranno altre 11 unità nel 2018, le quali non verranno sostituite, poiché non esiste un piano di assunzioni programmato da parte dell’ASP provinciale. Insomma, la situazione per il P.O. di Acri è sempre più precaria.

A nulla sono valse le richieste della LACA espresse nel consiglio comunale aperto di inizio settembre scorso. L’impegno di investimenti, solo parole al vento! Le promesse di politica e dirigenza sanitaria si sono rivelate ancora una volta solo fumo negl’occhi! I cittadini, intanto, sono sempre più infuriati!

LACA – Comunicato stampa del 02/11/2017

Un vecchio aforisma dialettale afferma: “Duvi cacci e nunminti, ci rimeanallu vacanti!”. Qualche settimana fa ad Acri ha apertoi battenti un poliambulatorio facente capo ad un noto gruppo imprenditoriale sanitario crotonese. Un’altra struttura è di prossima apertura, e si vocifera che ve ne sarà un’altra. Noi non siamo assolutamente contro chi voglia fare impresa nella Sanità, va bene se serve a diversificare l’offerta sul territorio e che sia di qualità. Pretendiamo, però, che il Servizio Pubblico, pagato con le nostre tasse, come lo stipendio di chi ci governa, dia risposte ai cittadini. In questi 8 anni di commissariamento, l’offerta del Servizio Sanitario Regionale è andata progressivamente diminuendo in termini di efficienza e servizi erogati, senza una reale riorganizzazione funzionale della rete ospedaliera e territoriale. La diminuzione della spesa è legata essenzialmente al blocco del turn over (pensionamenti e stabilizzazioni), ma nello stesso periodo la domanda di prestazioni sanitarie è aumentata. Oltre alla cattiva programmazione delle amministrazioni regionali e commissariali succedutesi, noi calabresi paghiamo anche la “guerra” tra Dipartimento della Sanità regionale, i Direttori Generali delle ASP e i Direttori Sanitari, legati a questa o quella corrente politica. I nuovi ospedali promessi sono fermi al palo: non si sa dove sono finiti i finanziamenti stanziati per la loro realizzazione, e la Regione che solleva, finalmente, delle riserve sulla loro progettazione: meglio tardi che mai. Mentre la politica nicchia, e l’atto aziendale approvato a metà agosto, questa è l’attuale situazione dell’ospedale di Acri: dipendiamo e dipenderemo in parte, ancora, da Castrovillari per servizi come la Tele-radiologia e il Pronto Soccorso; il Primario di Medicina; la Risonanza Magnetica non ancora consegnata; il reparto di Lungodegenza non realizzato; la carenza ormai cronica di medici al Pronto Soccorso con 4 effettivi sui 6 previsti; il reparto di Chirurgia che opera sempre in regime di “day surgery”, anch’esso sottorganico di medici chirurghi, 2 su 4 previsti e 3 su 5 anestesisti previsti; non esistono i 4 posti in più di Dialisi; l’ambulatorio di Oncologia neanche l’ombra; il day-hospital di medicina non ancora aperto al 100%, con gli ambulatori (Reumatologia, Diabetologia, Pneumologia, Ecografia, Ecodoppler) fermi ad agosto 2017. Aggiungiamoci, anche, che entro la fine dell’anno andrà in pensione personale medico – infermieristico – amministrativo e tecnico infermieristiche, 3 entro la fine dell’anno, a cui se ne aggiungeranno altre 11 unità nel 2018, le quali non verranno sostituite, poiché non esiste un piano di assunzioni programmato da parte dell’ASP provinciale. Insomma, la situazione per il P.O. di Acri è sempre più precaria. A nulla sono valse le richieste della LACA espresse nel consiglio comunale aperto di inizio settembre. Le promesse da parte di politica e dirigenza sanitaria si sono rivelate solo fumo negl’occhi! I cittadini, intanto, sono sempre più infuriati!

Ospedale di Acri: dubbi e preoccupazioni.

L’atto aziendale dell’ASP di Cosenza, approvato dalla struttura commissariale della regione Calabria, con DCA n° 110/2017, non risolve le criticità dell’ospedale di Acri. Il documento in pratica non cambia un bel nulla della situazione organizzativa attuale. Riesce addirittura peggiore del precedente: spariscono, infatti, il reparto di Lungodegenza e l’ambulatorio di Oncologia. Leggendolo, è palese la volontà che si voglia spostare i servizi sanitari dal nosocomio cittadino al territorio, in che modo non è dato saperlo. Viene addirittura tirato in ballo l’ospedale della sibaritide, del quale non vi è nemmeno l’ombra!

Conferma delle intenzioni dei vertici sanitari regionali e provinciali l’abbiamo avuta durante il consiglio comunale aperto del 4 settembre scorso. Il delegato politico regionale (Pacenza) e quello sanitario (Mauro), ognuno per la parte che è chiamato a recitare, hanno dato risposte per nulla tranquillizzanti alle richieste dei cittadini.

Qualcuno in consiglio, cercando di tranquillizzare la popolazione, ha affermato che la dipendenza dell’ospedale di Acri dallo spoke Corigliano-Rossano sarà solo “formale”. Tanto formale che il direttore sanitario ha già messo le mani avanti dicendo che la struttura ospedaliera acrese è “fatiscente”, con tanto di report fotografico, ed inoltre che il personale è in “esubero” rispetto ai posti disponibili. Quindi c’è poco ad stare tranquilli!

I calabresi, sono vittime del piano di rientro, architettato in una notte di agosto del 2008, che in oltre 8 anni di commissariamento, ha provocato il depotenziamento o la chiusura di strutture periferiche e il sovraccarico di strutture sanitarie centrali. Si è assistito all’aumento dell’emigrazione sanitaria, con pronto soccorso al collasso e l’incertezza per i cittadini di non essere curati adeguatamente.

L’economia cittadina ha risentito pesantemente del depotenziamento dall’ospedale di Acri. E’ assurdo pensare che per trattare alcune patologie, che prima venivano affrontate egregiamente all’ospedale di Acri, si debba invece “emigrare” in altre realtà. Il Sistema Sanitario Regionale e il regime commissariale hanno fallito!

Il presidente Oliverio, se volesse, potrebbe mettere fine a tutto questo, in base alla L. 191/2009 art.1 comma 88: “…E’ fatta salva la possibilità per la regione di presentare un nuovo piano di rientro ai sensi della disciplina recata dal presente articolo. A seguito dell’approvazione del nuovo piano cessano i commissariamenti,…”.

In consiglio comunale abbiamo chiesto che vengano potenziati, in tempi brevi, i servizi dell’emergenza-urgenza, che vengano garantiti gli interventi chirurgia in week surgery, con attività di chirurgia di media-bassa entità, aperta la RM e la Lungodegenza. Abbiamo chiesto, anche, la copertura di tutti i posti previsti nel DCA 64/2016, in parte autorizzati con i decreti 111, 112 e 113 del 2017. Nella nostra proposta operativa per il rilancio del P.O. acrese, presentata al presidente del consiglio comunale di Acri, al commissario Scura e al presidente Oliverio, proponiamo un nuovo modello organizzativo per gli ospedali di zona disagiata, che tenga conto delle peculiarità proprie della montagna, concedendo loro l’autonomia gestionale necessaria. In altre regioni la montagna è stata rivalutata, addirittura riaprendo i punti nascita anche con meno di 250 parti annui! La scelta è stata quella di investire e non tagliare, perché non farlo anche in Calabria? Una nuova tipologia di ospedale poterebbe essere uno SPOKE DI MONTAGNA MULTIDISCIPLINARE, insieme a San Giovanni in Fiore. Noi non chiediamo la Luna, ma una struttura sanitaria che faccia fronte all’emergenza-urgenza e che deve poter accogliere la domanda di servizi dei territori limitrofi. 

La politica stia al fianco dei cittadini, altrimenti si dovranno percorrere altre vie per la difesa del diritto alla salute.

La montagna e il topolino.

Finalmente la montagna ha partorito il topolino. L’atto aziendale dell’ASP di Cosenza, approvato dalla struttura commissariale della regione Calabria, con DCA n° 110/2017, non risolve le criticità dell’ospedale di Acri. Il documento in pratica non cambia un bel nulla della situazione organizzativa attuale. Riesce addirittura peggiore del precedente: spariscono, infatti, il reparto di Lungodegenza e l’ambulatorio di Oncologia. Leggendolo, è palese la volontà che si voglia spostare i servizi sanitari dal nosocomio cittadino al territorio. Viene addirittura tirato in ballo l’ospedale della sibaritide, del quale non vi è nemmeno l’ombra! Conferma delle intenzioni dei vertici sanitari regionali e provinciali l’abbiamo avuta durante il consiglio comunale aperto del 4 settembre scorso. Il delegato politico regionale (Pacenza) e quello sanitario (Mauro), ognuno per la parte che è chiamato a recitare, hanno dato risposte per nulla tranquillizzanti alle richieste dei cittadini. Questi ultimi, sono vittime del piano di rientro, architettato in una notte di agosto del 2008. In oltre 8 anni di commissariamento, la situazione del servizio sanitario regionale è andata via via peggiorando. Aumento dell’emigrazione sanitaria, i pronto soccorso al collasso e l’incertezza per i cittadini di essere curati adeguatamente. L’economia cittadina ha risentito pesantemente del depotenziamento dall’ospedale di Acri. E’ assurdo pensare che per trattare alcune patologie che prima venivano affrontate all’ospedale di Acri, si debba invece “emigrare” in altre realtà. Il Sistema Sanitario Regionale e il regime commissariale hanno fallito! Il presidente Oliverio, se volesse, potrebbe mettere fine a tutto questo, in base alla L. 191/2009 art.1 comma 88: “…E’ fatta salva la possibilità per la regione di presentare un nuovo piano di rientro ai sensi della disciplina recata dal presente articolo. A seguito dell’approvazione del nuovo piano cessano i commissariamenti,…”. In consiglio comunale abbiamo chiesto che vengano potenziati, in tempi brevi, i servizi dell’emergenza-urgenza, che vengano garantiti gli interventi chirurgia in week surgery, aperta la RM e la Lungodegenza. Abbiamo chiesto, anche, la copertura di tutti i posti previsti nel DCA 64/2016, in parte autorizzati con i decreti 111, 112 e 113 del 2017. Nella nostra proposta operativa per il rilancio del P.O. acrese, presentata al presidente del consiglio comunale di Acri, al commissario Scura e al presidente Oliverio, proponiamo un nuovo modello organizzativo per gli ospedali di zona disagiata, che tenga conto delle proprie peculiarità, concedendo ad essi l’autonomia gestionale necessaria. Chiediamo, infine, l’investimento dei fondi ministeriali destinate al potenziamento dei servizi sanitari per le aree disagiate. La politica stia al fianco dei cittadini, altrimenti si dovranno percorrere altre vie per la difesa del diritto alla salute.


per gli ospedali di zona disagiata visto che la tipologia ci è stata data dalla politica nazionale e regionale.

allora la nostra proposta presentata ai nostri amministatori dice: perche non si ragiona su questa tipologia di ospedale e pensare di rilanciare la montagna per non farla spopolare in un futuro, visto che in altre realta nazionali lo hanno fatto con l’apertura dei reparti?

con una nuova tipologia di ospedale, visto che il sistema adetto dei nostri amministratori è fallito?

noi proponiamo il rilancio della montagna come detto in campagna eletorale dal nostro caro presidente della regione con un nuovo SPOKE DI MONTAGNA MULTIDISCIPLINARE con san giovanni in fiore se necessario, dove ad acri si deveno far  ripartire le attività di chirurgia di media-bassa attività, e piccole cose i cittadini li possono fare ad acri, è un richiamo anche per i territori limitrofi. 

la nostra proposta della LACA è a disposizione sul nostro sito.

FINALMENTE LA MONTAGNA HA PARTORITO IL TOPOLINO.

FINALMENTE LA MONTAGNA HA PARTORITO IL TOPOLINO.

La maggioranza non aveva nessuna proposta solo mantenere atto

Ci aspettavamo dalla maggioranza una presa di posizione ferma e proposte migliorative rispetto a quelle deliberate dalla struttura commissariale ed all’ASP provinciale.

Nonostante la presenza dei massimi rappresentanti regionali e provinciali non è stato raggiunto hanno dato un contributo. Hanno dato la colpa al commissario Scura (Pacenza) e al

Solo la nostra proposta, presentata il 18/08/2017 prot. N.13960,  al presidente del consigli comunale, era migliorativa… (sintesi) multidisciplinare attività week surgery

Anche l’opposizione ha presentato il giorno del consiglio, una proposta simile alla nostra.

Nessuno degli atti aziendali è stato applicato

Siamo sempre vigili. Controlleremo

Siamo disponibili a qualsiasi incontro su sanità, tasse, viabilità, ecc.

Noi non ci fidiamo…

c’è pace per il P.O. “Beato Angelo” di Acri, neanche dopo la pubblicazione dell’ultimo atto aziendale del 17 agosto scorso, che recepisce, con riserva di integrazione il DCA 110/2017.

Questo ennesimo atto

Finalmente è arrivato anche se con PRESCRIZIONE il tanto agognato ATTO AZIENDALE che la  nostra ASP di  Cosenza, strumento di programmazione e gestione sanitaria  deve adottare per il governo della salute dei cittadini della provincia di Cosenza.

L’atto aziendale approvato con DCA n° 110 /2017 dalla struttura commissariale della regione Calabria, e stato pubblicato in data 08.08.2017 e recepito dalla nostra ASP in data 17.08.2017 con atto formale da parte del Direttore Generale.

Dunque:

l’atto aziendale viene approvato (finalmente) con riserva di integrazione di n° 7 punti che l’azienda ASP deve integrare e sostituire come modello organizzativo, (altro che esultanza).

Il direttore generale fa delle considerazioni in quanto scritto nella introduzione dice: la popolazione sta invecchiando, bisogna spostare l’offerta dall’ospedale al territorio, le risorse sono sempre di meno, il distretto va valorizzato, l’assistenza primaria (medici di base – specialisti ambulatoriali ecc..) si deve integrare in questo sistema con le medicina ospedaliera,

 INSOMMA,  pare che si voglia smantellare l’ospedale a vantaggio del territorio.

Il territorio della nostra ASP comprende n° 155 comuni con una estensione di 6.709,75 Kmq pari al 44% DI TUTTO IL TERRITORIO REGIONALE.   La metà della Regione Calabria.

Poi dice che è in programmazione sulla fascia Ionica l’Ospedale unico della Sibaritide (che non si intravede l’ombra), che dalla parte del Tirreno c’è una valutazione tecnica finanziaria  per rivedere l’assetto strutturale e impiantistico delle strutture di Paola e Cetraro.

Dunque, secondo noi tutto questo scrivere in questo atto aziendale mette in evidenza una sostanziale sconfitta della sanità regionale perché dice e non dice, in pratica non cambia un bel nulla della attuale situazione organizzativa esistente attualmente.

Per quando riguarda la situazione del nostro presidio Beato Angelo, l’atto dice, art. 41 “rete ospedaliera” gli ospedali di zona disagiata DCA 64/2016, in questi presidi viene assicurata la seguente attività,: Pronto Soccorso con relative attività di supporto, Medicina Generale, Chirurgia Generale Ridotta, Anestesia, Laboratorio Analisi, e la farmacia ospedaliera. La direzione ospedaliera dipende dalla struttura SPOKE di riferimento.

Finalmente finisce il matrimonio/convivenza con lo SPOKE di Castrovillari mai andato a buon fine per volere della dirigenza aziendale e quella dello spoke, e veniamo accorpati allo spoke di Rossano-Corigliano con un matrimonio da organizzare chissà come sarà.

Tutto questo in pratica non cambia niente aver spostato lo spoke di riferimento per Acri cambia poco, anche perché visto come è finito l’ultimo, siamo preoccupati che il nuovo sarà diverso.

Noi come LACA diciamo:

Dateci quello che la legge ci dice di avere, cioè dignità e sopravvivenza in una zona considerata dai vertici regionali come ZONA DISAGIATA. Meritiamo rispetto.

  • ABBIAMO FORMULATO UNA NOSTRA PROPOSTA FATTA DA CITTADINI CHE HANNO A CUORE IL PROPRIO OSPEDALE, SULLA BASE DI QUELLO CHE ERA E QUELLO CHE E’ ORA, consegnata al presidente del consiglio comunale come persona super partners da portarla in consiglio discuterla e formulare una proposta/protesta forte e unica verso gli organi di competenza.
  • Che la sanità regionale sia in default ormai e noto a tutti solo, e che non si vuole accettare.Che si deve rimodulare una nuova organizzazione del sistema sanitario regionale, mettendo al centro le risorse dei territori di periferia cosi come ribadito in campagna elettorale del nostro amato presidente regionale.
  • che la direzione aziendale  non ha le idee chiare su come dirigere la sanità locale. (trasferimenti di personale e risorse economiche da investire come la risonanza magnetica doveva essere operativa da un pezzo, ristrutturazione della struttura per allocare altri servizi con fondi già destinati dallo stato 5 milioni di euro per gli ospedali di area disagiata).
  • Che lo spostare del nostro ospedale da uno spoke ad un altro non è la soluzione ottimale. Anche perché siamo convinti che per gli ospedali di montagna zona disagiata meritano una particolare attenzione da parte di chi redige questi cervellotici piani, con una PROPRIA AUTONOMIA gestionale e finanziaria per un rilancio di queste zone definite di disagio altrimenti si spopolano (cieca e sorda la politica che non vede/sente queste cose), con la creazione di uno SPOKE DI MONTAGNA MULTIDISCIPLINARE,  dove svolgere tutte quelle attività di bassa-media intensità di cure per sgravare gli spoke e l’HUB di Cosenza dove possono attivare attività di media e alta specialistica sanitaria.
  • Da quello che viene scritto nelle delibere e atti, ad oggi per il nostro presidio non si è visto ancora e ripetiamo ANCORA niente, era prevista una LUNGODEGENZA CON 16 POSTI LETTO , nemmeno  l’ombra anzi nell’atto aziendale non viene menzionato.
  • Era previsto l’ambulatorio di ONCOLOGIA  nell’atto aziendale non vi è traccia.
  • Il personale sanitario (medio-infermieristico-e di supporto) cosi come promesso nemmeno l’ombra, anche perché si ribadisce che  per la fine di questo anno e l’anno 2018 si collocheranno in pensione  molte persone, verranno sostituite? Ne dubitiamo.
  • La tanto proclamata tutela EMERGENZA/URGENZA cioè il Pronto Soccorso da potenziare, che fine hanno fatto i medici che dovevano arrivare visto la carenza, (trasferimento di un medico da parte dell’azienda, e la malattia lunga del responsabile), ancora ad oggi la 5° persona non c’è, con problemi di turnazione. Il rafforzamento del P.S con il Ginecologo specialista presente anche nelle ore notturne e festive con una reperibilità sostitutiva a tutela delle donne con costi irrisori visti gli sprechi in altri posti.
  • La riapertura per il 21 agosto del Day Hospital della medicina ancora chiuso non si capisce il motivo.
  • Il completamento come previsto dal DCA 64/2016 di:
  • 5 unità mediche in Chirurgia.
  • 5 unità mediche in anestesia.
  • 5 unità mediche in P.S.

Acri li 02.09.2017

Non si finisce mai di… incassare!

Come era prevedibile, subito dopo l’insediamento dei commissari, l’ufficio tributi sta dando seguito a tutte le pendenze sui tributi delle annualità arretrate che la passata amministrazione non è stata in grado di attuare. Dopo le bollette del servizio idrico, TARI, per gli anni 2015 e 2016, sta provvedendo a recapitare le bollette TARI per l’anno 2017. Consigliamo vivamente ai nostri concittadini di verificare se ciò che è riportato nella bolletta corrisponde alla situazione reale del proprio nucleo familiare (Utenza domestica) o della propria attività commerciale (utenza non domestica). Segnalate eventuali difformità agli uffici comunali, come ad esempio il numero di componenti nel nucleo familiare, la superfice catastale che deve essere ridotta del 20%, le eventuali detrazioni previste dal regolamento comunale, come ad esempio per soggetti con più di 65 anni di età o ai nuclei familiari numerosi. Sono, inoltre, in consegna le cartelle esattoriali Equitalia, riguardanti il tributo della TARES 2013, dei crediti messi a ruolo e trasmessi all’agente di riscossione. La Libera Associazione Cittadini Acresi ha più volte richiesto alla passata amministrazione di rivedere le tariffe della TARES, che come ha dimostrato, palesemente sbagliate e la riemissione delle relative bollette con i valori corretti. E’ stata chiesta la revisione degli importi applicando la decurtazione dell’80% per il disservizio accertato a seguito dell’emergenza rifiuti venutasi a creare nella seconda metà del 2013. E’ stato anche chiesto un sistema di tassazione più equo e rispondente alle esigenze dei cittadini, soprattutto in questo periodo di crisi. Richieste purtroppo tutte disattese. Adesso la palla passa ai cittadini. Chi volesse farlo, può in autonomia, entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale di Equitalia, aderire alla mediazione obbligatoria presentando un ricorso all’organo preposto del comune di Acri. Abbiamo messo a punto un modello di ricorso, scaricabile dal nostro sito www.lacacri.it/download, personalizzabile secondo le proprie esigenze da presentare al protocollo comunale per un tentativo di mediazione. Ricordiamo che per importi superiori ad €2585,28 è comunque necessaria l’assistenza di un tecnico abilitato. Se entro 90 giorni gli uffici comunali non risponderanno alla richiesta, ci si potrà rivolgere alla commissione tributaria per far valere i propri diritti nei successivi 30 giorni. La prossima amministrazione, dal punto di vista dei tributi arretrati avrà forse “vita facile”, in quanto l’onere dell’incasso sarà fatto ricadere sulla gestione commissariale e sul dissesto provocato da chi l’ha preceduta. Mentre alle elezioni comunali mancano giusto 2 mesi, dobbiamo già sorbirci una campagna elettorale “silenziosa”. Nei prossimi mesi, oltre al martellamento continuo dei cercatori di voti, dovremo sorbirci anche altre comunicazioni da parte degli uffici comunali, primo tra tutti quello delle cartelle Equitalia relative alla TARI 2014, possiamo starne certi.

Convocazione dell’assemblea soci della LACA.

Dopo la campagna di tesseramento, il Consiglio Direttivo della Libera Associazione Cittadini Acresi, nella riunione di sabato 18 marzo scorso, ha deliberato la convocazione dell’assemblea ordinaria dei soci per il giorno 26/03/2017, per l’elezione degli organi direttivi, come previsto dallo statuto. L’assemblea avrà l’obiettivo di esporre l’attività dell’associazione svolta negli ultimi 2 anni, sul territorio acrese in difesa dei diritti dei cittadini. Seguirà un dibattito pubblico, aperto a tutta la cittadinanza, per raccogliere le proposte utili al miglioramento della società acrese, che saranno alla base della futura programmazione delle attività dell’associazione. L’associazione è aperta a tutti coloro che hanno a cuore le sorti della città di Acri. Verranno coinvolti tutti i cittadini acresi che vorranno partecipare, dando il loro contributo al rilancio della nostra amata Città. Ognuno di noi è artefice del proprio futuro, e non può sempre delegare ad altri, soprattutto in questo momento in cui il tessuto sociale si sta disgregando, in piena crisi morale e materiale che attanaglia il nostro paese.

Vogliamo informare i nostri concittadini, che sono attivi alcuni canali di comunicazione privilegiati come la nostra pagina Facebook ed il nostro sito internet, sui quali convergeranno tutte le segnalazioni e tutto il materiale raccolto in 2 anni di lavoro. Vogliamo ricordare che la nostra è solo attività di volontariato al servizio della collettività. Vi rammentiamo il motto proposto nelle manifestazioni del 2015: “Chi non ha il coraggio di ribellarsi, non ha il diritto di lamentarsi!”.

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