Mercoledì 21.02.2018, su richiesta della LACA, si è svolto un incontro tra i componenti del direttivo della Libera Associazione Cittadini Acresi e il nuovo Direttore Sanitario del P.O. di Acri, dott. Giacomo Cozzolino. Dal dibattito, svoltosi all’insegna del reciproco rispetto dei ruoli, sono emersi i presupposti per una proficua collaborazione per il futuro. Il dott. Cozzolino ha ricordato l’impegno profuso in campo sanitario dall’associazione, complimentandosi per la caparbietà e la compattezza dimostrata in questi anni. Il nuovo DS ha continuato sottolineando l’attenzione mostrata dalla direzione generale dell’ASP di Cosenza e della nuova amministrazione comunale acrese verso il nosocomio cittadino, evidenziando nel contempo le difficoltà incontrate nell’intervenire in maniera efficacia nei diversi ambiti ospedalieri. Sono state rese note alcune le iniziative intraprese dall’ASP, come le convenzioni sottoscritte per un chirurgo e un anestesista di altre aziende sanitarie, l’ultimazione dei lavori della nuova apparecchiatura RMN da inaugurare a breve dopo i dovuti collaudi, l’apertura del reparto di Lungodegenza con 10 posti letto iniziali. Dopo un’ampia discussione su diverse tematiche specifiche riguardanti l’ospedale, la LACA ha consegnato al dott. Cozzolino la proposta elaborata e già presentata ad Oliverio e Scura nel dicembre 2015, al sindaco Pino Capalbo nei mesi scorsi. La proposta prevede una decina punti, per la valutazione e ripartenza del nostro Ospedale, i più urgenti sono: la rimodulazione in tempi brevi delle attività chirurgiche programmate; l’attivazione della reperibilità notturna e festiva di un ginecologo per il Pronto Soccorso; l’immediata apertura della lungodegenza; la rimodulazione della tele-radiologia; L’apertura immediata dell’ambulatorio di oncologia per la cura e la diagnosi; la risoluzione definitiva del disservizio CUP. Noi della LACA riteniamo i problemi non sono stati risolti e che sia stato perso troppo tempo, per colpa della politica che è stata sorda e cieca. Il Direttore Sanitario ha preso atto e valutato la documentazione presentata, riconoscendo l’ottimo lavoro fatto, chiedendo contemporaneamente ulteriori incontri cadenzati per affrontare insieme tutte le tematiche che oggi attanagliano la sanità acrese. I componenti della LACA ringraziano il dott. Cozzolino per la più ampia disponibilità e professionalità dimostrate. Inoltre, in considerazione della reale volontà di elevare gli standard qualitativi, dei tempi di realizzazione forniti e dell’impegno in prima persona espresso nella realizzazione delle nostre istanze, la LACA sarà aperta al confronto richiesto, sempre nell’interesse dei cittadini, che ambiscono ad una sanità degna di un paese civile.
La Libera Associazione Cittadini Acresi, è noto, tra le sue finalità azione a tutela dell’Ospedale di montagna zona Disagiata com’è quella di Acri e, più in generale, degli ospedali montani calabresi, come primo punto del nostro statuto.
Nella campagna elettorale ormai terminata, ne abbiamo sentito di “cotte e di crude”, in particolar modo in campo sanitari. Abbiamo assistito alle solite passerelle, poche per la verità, dei soliti noti del panorama politico regionale e nazionale. Gli esponenti di queste forze politiche si sono prodigati a fornire ricette e soluzioni agli ormai cronici problemi della Sanità calabrese. E in occasione di una di queste (sempre in occasione di tornate elettorali!), con nostro sommo stupore e senza rendercene conto, ci siamo trovati nelle nostre file, come associato, una personalità veramente straordinaria di lunghissima carriere politica e quindi notissimo alla politica locale e regionale, nonché a Roma e dintorni. Il “novello” Machiavelli ha ammesso e ribadito ciò che noi affermiamo da 4 anni, cioè la sanità calabrese è al collasso, per le vicende che tutti conosciamo: piano di rientro, blocco del turnover, taglio dei servizi essenziali e periferici. In sintesi: commissariamento e politica hanno fallito! La ricetta del nostro “statista” per uscire dalla crisi in campo sanitario si sintetizza nella frase: “Per la sanità Calabrese bisogna ripartire dalle periferie, dare dignità a queste zone che più di tutte hanno sofferto il piano di rientro sulla sanità, bisogna ripensare un nuovo modello di sanità moderna che parta dalla montagna per evitare il sovraffollamento delle altre strutture, la migrazione e lo spopolamento”. “Alla faccia del bicarbonato di sodio!”, direbbe Totò. Queste le affermazioni che ha ribadito tutte le volte che torna dalle nostre parti. Il nostro socio occulto ha forse letto i documenti con le nostre proposte recapitategli oltre 2 anni fa? Ha forse avuto un moto di orgoglio, elettorale? E’ ormai chiaro che siamo sulla stessa linea, allora perché tergiversare e non chiedere il termine del commissariamento, visto che lo poteva fare già dal 2014 e lo potrebbe ancora fare. A noi della LACA fa molto piacere che vengano dette queste cose anche in campagna elettorale, e aggiungiamo: Carissimo presidente della giunta regionale on. Mario Oliverio, visto che la pensa come noi in materia di sanità, non sarebbe il caso di affrontare questo finalmente e seriamente questo tema, senza incatenamenti di sorta? Considerato, poi, che tiene molto alla zona di montagna, la invitiamo ad accettare la nostra tessera onoraria come associato LACA. Attendiamo fiduciosi, anche il responso delle urne.
Giorno 24/01/2018, nella sede del comune di Acri, si è tenuto un incontro tra il sindaco, avv. Pino Capalbo, il sig. Vincenzo Toscano e alcuni componenti della Libera Associazione Cittadini Acresi. Tema principale della riunione, voluta dal Sindaco, è stato la situazione dell’ospedale “Beato Angelo”. L’incontro si è svolto all’insegna della trasparenza e della collaborazione, poiché, a parere di tutti i presenti, il tema della salute riguarda tutti i cittadini in maniera apolitica.
Il sindaco ha elogiato il lavoro che la LACA ha portato avanti, in maniera del tutto volontaria, tenendo in grande considerazione le proposte sulla questione sanitaria sottoposte alla sua attenzione. Il Sindaco ha inoltre sgombrato la visuale da dubbi e diffidenze, esponendo l’attività svolta dall’amministrazione per risollevare le sorti dell’ospedale, per il quale ha ottenuto un impegno da parte del D.G. Mauro per la realizzazione di una convenzione per l’arrivo di personale medico chirurgico e di anestesisti, per la ripartenza delle attività chirurgiche, l’avvio delle procedure per la realizzazione di una postazione OBI (Osservazione Breve Intensiva) in PS, l’avvio, anche se in forma ridotta, del reparto di Lungodegenza (10 posti su 15).
I rappresentanti della LACA, hanno preso atto dell’impegno dell’amministrazione, esprimendo soddisfazione per quanto fatto, ma hanno evidenziato il troppo tempo perso e la mancanza di collaborazione della passata amministrazione. Collaborazione ritenuta da tutti di fondamentale importanza per portare avanti le istanze di un territorio, per il rilancio dell’ospedale di Acri, con iniziative condivise e azioni mirate, che coinvolgano il maggior numero di cittadini, forze politiche e associazioni.
Entrando nel merito della discussione, i componenti della LACA hanno chiesto che venga realizzato in tempi brevi tutto quello prescritto nel DCA n.64/2016, illustrando nel dettaglio le proposte già presentate nel consiglio comunale di settembre scorso, che però non sono state discusse in quella sede, volte al miglioramento e l’efficientamento dell’offerta sanitaria.
Sono state evidenziate, inoltre, le criticità del servizio CUP, annoso problema che negli anni non è stato mai risolto definitivamente, invitando il Sindaco a verificare di persona i disagi che i cittadini subiscono tutti i giorni, per prenotazioni di prestazioni o per il pagamento del ticket.
A margine dell’incontro si è discusso in generale di altri temi quali la viabilità e i tributi. Il Sindaco ha assicurato la sua piena disponibilità su futuri incontri, per discutere sul tema Sanità e su altri temi di primaria importanza per Acri.
Giorno 10.01.2018 si è tenuto un incontro tra la Libera Associazione Cittadini Acresi e di MdP-Articolo1, alla presenza del sig. Vincenzo Toscano, di alcuni componenti della LACA, del prof. Mario Bonacci e i suoi dirigenti. L’incontro, è stato richiesto da MDP-Articolo1, manifestando così interesse e attenzione verso l’associazione LACA, la quale si occupa da diversi anni di problematiche che attanagliano il territorio acrese, in particolare su Sanità, Tributi, Economia e tessuto sociale. Questi e altri temi sono stati al centro di un lungo colloquio. I rappresentanti della LACA, dal canto loro, hanno sottolineato il totale distacco tra amministrazione e cittadini, con la quale non riesce a dialogare e ragionare su problemi di ordine pratico che assillano gli acresi, nonostante le numerose richieste di incontro e di informazioni agli organi comunali, evidenziando che i buoni propositi della campagna elettorale sembrano azzerarsi una volta che una nuova amministrazione si insedia a palazzo Gencarelli.
Gli esponenti di MdP-Articolo1 hanno elogiato e ringraziato la LACA per il lavoro che sta portando avanti da anni, evidenziando che la stessa non si è mai schierata politicamente, restando assolutamente laica. Il prof. Bonacci ha posto l’accento sul mancato recepimento delle proposte della LACA, come quella sul rilancio del nosocomio acrese, con la quale si è chiesto di realizzare le prescrizioni del DCA64/2016, di far ripartire le attività chirurgiche rimodulate, riattivando pienamente la sala operatoria e i ricoveri, contestualmente ilreparto di Medicina, con l’apertura di nuovi servizi che non esistono nella provincia di Cosenza.
La LACA è molto scettica e critica sulla gestione dell’Ospedale, nei confronti degli amministratori locali, aziendali e regionali. Posizione ribadita nel corso consiglio comunale aperto di settembre scorso, in cui si ha sottolineato il tempo perso, le promesse disattese e le difficoltà della popolazione che sopportano per curarsi dignitosamente.
Sulla questione della crisi e Tasse, la LACA, ritenendo che i tributi vadano pagati perché necessari al funzionamento dei servizi, ma nella giusta misura come previsto dalle norme vigenti, afferma tutto il proprio disappunto per i mancati incontri col sindaco e con l’organo liquidatore più volte richiesti e mai avvenuti.
Sul tema vivibilità, la LACA denuncia la fuga di giovani e di intere famiglie, che emigrano in cerca di miglior fortuna in altre zone d’Italia o all’estero. Attività commerciali chiudono o dismettono la loro produzione: artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, giovani volenterosi che vorrebbero rimanere nella propria terra, sono costretti ad andar via, ma su questa problematica l’amministrazione sembra essere sorda e cieca. L’incontro, molto sentito da entrambi le parti, ha posto al centro una serie di iniziative atte a far emergere i problemi di Acri. La LACA ha ribadito che la politica deve essere al servizio del cittadino e non di pochi, che rinchiudendosi nei palazzi pongono un muro di non dialogo, sottolineando invece la necessità di apertura e confronto su temi vitali per il nostro territorio.
A seguito della notifica, a mò di regalo natalizio, delle bollette del servizio idrico, per gli anni 2016 (saldo) e 2017 (acconto) e dopo le dichiarazioni dell’Assessore al Bilancio del comune di Acri, dott. Natale Viteritti, sono necessarie alcune doverose considerazioni. Come in un copione già scritto, sembra di assistere ad una sorta di continuità rispetto alla conduzione del servizio idrico e dell’ufficio tributi rispetto alla passata amministrazione. Un dato eloquente: i 26 euro in bolletta, per la “manutenzione”, vengono riproposti tali e quali, importo dovuto anche per chi consuma zero, tutto questo con un piano finanziario nebuloso e nonostante le norme impongano che la manutenzione gravi sulla tariffa.
Si continua a tirare in ballo il dissesto per ogni problema, come se gli attuali amministratori non sapessero già le condizioni economiche in cui versava l’ente comunale quando hanno avanzato la loro candidatura. La situazione di dissesto dell’Ente era ben nota, per cui, in fase di redazione di un programma politico, dovevano essere proposte quelle azioni atte, non diciamo al risanamento immediato, ma quanto meno ad seria e fattiva collaborazione con l’Organismo di Liquidazione e con le parti sociali presenti sul territorio, oltre che nella ricerca di fondi di natura diversa che non le solite tasche dei cittadini.
Ci sembra che si navighi a vista, senza una reale programmazione e pianificazione degli interventi sulla rete idrica comunale. I cittadini, spesso senza acqua, brancolano nel buio senza avere risposte soddisfacenti. Ci chiediamo: l’acconto sui metri cubi di consumo presunto su dati storici quanti anni verranno considerati? Che tipo di media sarà utilizzata per formare tale anticipazione? Tali anticipazioni chieste ai cittadini ed alle imprese, sempre più in difficoltà e già fortemente vessate con altri balzelli, servono forse per fare cassa e colmare eventualmente anticipazioni di cassa che urgono essere rimborsate? Per i rimborsi qual è il senso di anticipare qualcosa che nella maggior parte dei casi andrà rimborsata? Rimborsare in regime di dissesto diventa molto farraginoso ed a volte impossibile da praticare. La LACA andrà a fondo nel cercare di capire se quanto appena detto sia un sospetto o una realtà, nell’interesse comuni ai cittadini. Se l’amministrazione sta andando avanti a botte di anticipazioni di cassa da parte delle banche, bè cari cittadini questo significa dissestare ancora di più le casse comunali, peraltro in modo sconsiderato, irresponsabile. Occorre quantificare l’entità del dissesto in tempi brevi, ovvero avere contezza dei limiti di spesa che il Comune può avere rispetto al monte delle entrate. Al contrario, legittimo è il sospetto che non vi è conoscenza di una parte del dissesto fatto e dei debiti senza voci di spesa.
Aspettiamo, infine, risposte dall’attuale Amministrazione, sulla pubblicazione sul sito istituzionale dello stato e qualità delle acque, dopo l’evento del settembre scorso.
Siamo “contenti” di sapere che la Calabria si è dotata finalmente di una legge sul golf! Nell’ultima seduta del Consiglio regionale, prima della pausa natalizia, è stato approvato un provvedimento con l’ambizioso obiettivo di voler incrementare il turismo infrastagionale, ma che nel contempo autorizza il consumo di suolo per la realizzazione di campi da golf. Nella stessa seduta, promosso dal presidente Oliverio, doveva essere discusso un ordine del giorno per la realizzazione di un’unica Azienda Sanitaria regionale. L’obiettivo non dichiarato era di fare pressione sul ministro Lorenzin, al fine di far terminare il commissariamento della Sanità. Iniziativa miseramente fallita quella di Oliverio, grazie anche alla maggioranza in Consiglio, segno, questo, che la Sanità può attendere ma il golf no!
Dati alla mano, è di oltre 100 milioni di euro di debito di bilancio sanitario regionale dovuto alla mala gestione delle cinque ASP calabresi per il quale il Ministero della Salute ha imposto ancora il commissariamento e sul quale non hanno monitorato né la struttura commissariale né il dipartimento alla sanità della regionale Calabria. A fronte di tale deficit, i direttori generali (a nomina politica) si sono auto attribuiti un bonus di decine di migliaia di euro per i “risultati raggiunti”.
Intanto, ad Acri attendiamo ancora l’attuazione del decreto commissariale n.64/2016. E’ passato oltre un anno dall’emanazione del decreto e oltre 4 mesi dalle vane promesse del dott. Mauro, ma ancora non sono stati attivati i servizi previsti. Attendiamo la definizione delle competenze dei differenti reparti, come il PS, la Chirurgia e la Radiologia, lasciate sotto il controllo dell’ospedale di Castrovillari. Attendiamo di conoscere i referenti e i responsabili all’interno della struttura. Attendiamo, ancora, di conoscere come verranno sostituite le unità prossime al pensionamento. E mentre noi attendiamo, il direttore generale Mauro promette ancora: entro il 31 marzo prossimo sarà realizzato ciò che è scritto nel DCA64. Sarà un caso, visto l’approssimarsi delle prossime elezioni politiche?
Dopo l’ultimo incontro scorso tra il presidente Oliverio e la ministra Lorenzin, è assodato che il commissariamento della Sanità calabrese non finirà. Si continuerà ancora con il Piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale, imposto dal governo centrale, che ha determinato tagli e chiusure, limitazioni e paradossi. Lo stesso Governo che non ha ancora dato alla Calabria i 2 miliardi di euro del fondo sanitario nazionale. Medici, infermieri e altri operatori sanitari sono costretti a lavorare in condizioni difficili, con il rischio di moltiplicarsi di casi di malasanità. Noi calabresi abbiamo servizi inefficienti, per i quali non vengono rispettati gli standard minimi di assistenza, ma questo diventa secondario nella logica dei tagli lineari e nel contenimento delle spesa. La tutela della salute (art. 32 Costituzione) parte dalla prevenzione, passa per la medicina del territorio, che va resa efficiente e funzionante, fino ad arrivare alla Medicina per Acuti. Non serve fare proclami, incontri, comparse o minacciare incatenamenti. Di tutto si parla tranne che di rivedere l’attuale assetto sanitario regionale per renderlo rispondente ai criteri di economicità e funzionalità. È indispensabile un nuovo modello di Sanità regionale, per gli ospedali di area disagiata con una nuova tipologia di Ospedale SPOKE DI MONTAGNA, multidisciplinare ed autonomo. Intanto, ad Acri, sono state sospese le prenotazioni esterne di Radiologia, la Chirurgia in Week Surgery non è stata realizzata e quella dello Spoke Corigliano-Rosssano rischia la chiusura a breve, la RM di “prossima” apertura non avrà il personale necessario per funzionare. La strada per raggiungere Cosenza, via Cocozzello, con un limite velocità di 30 Km/h, allunga inevitabilmente i tempi di arrivo all’HUB di riferimento. Ad oggi è mancata una discussione aperta tra amministratori e cittadini (chiesto un incontro più volte al Sindaco), cosi si è stata scoraggiata un’azione unitaria per difendere e migliorare la sanità di Acri, cosa che invece è avvenuta in altre realtà. Noi della LACA diciamo: la montagna, area disagiata, si sta spopolando, e chi oggi vuole ignorare questo fenomeno sarà il responsabile delle conseguenze sul tessuto sociale della nostra Città. E’ necessaria una mobilitazione popolare per rilanciare l’Ospedale di Acri e la Medicina del Territorio. Le promesse e le attese non hanno dato risultati. Il popolo di Acri rifletta molto bene su ciò che sta subendo. Ora basta, prima che sia troppo tardi!
La Sorical, società a capitale misto pubblico-privato, attualmente in liquidazione, “fornisce” acqua a 368 comuni calabresi, il tutto alla faccia del referendum sull’acqua pubblica del 2011! I calabresi tra il novembre 2004 e il dicembre 2016, hanno pagato a questa società tariffe illegittime. Dati ufficiali alla mano, risulta tra i 140 e i 120 milioni di euro la differenza tra gli importi fatturati abusivamente e quelli che invece andavano fatturati con l’applicazione delle tariffe di legge. Una somma pazzesca, di cui nessuno ha finora parlato e su cui il potere politico continua a tacere ignobilmente, perché il sistema ha fatto e fa comodo a tanti.
Noi cittadini abbiamo subito l’incapacità dei politici locali di difendere i comuni che amministrano. A parte un solo caso isolato (Borgia – CZ), in cui un comune ha presentato ricorso al TAR, la stragrande maggioranza ha subito e continua a subire passivamente questo abuso.
La Sorical ha ricevuto dalla Regione Calabria, anticipazioni per investimenti sulla rete che in buona parte non sono stati mai effettuati.
Intanto, anche noi acresi paghiamo direttamente l’inefficienza della politica. Cronica è la mancanza d’acqua in ampie zone del territorio comunale, coincidenti per lo più all’acquedotto gestito da Sorical. Non c’è acqua, si chiudono i rubinetti, ce n’è troppa e li chiudono lo stesso! Molti nostri concittadini sanno bene di cosa stiamo parlando.
Non accettiamo di essere presi in giro: non regge più la scusa per la mancanza d’acqua attribuita ai “famosi” interruttori magnetotermici, che durante i temporali saltano e interrompono l’erogazione di energia elettrica alle pompe! Come cittadini chiediamo rispetto.
Nessuna amministrazione negli ultimi decenni è stata lungimirante nell’adottare misure di prevenzione e manutenzione del rete idrica comunale.
Vogliamo che tutte le informazioni su un bene pubblico ed essenziale come l’acqua siano chiare e puntuali: le analisi sulle acque (potabili e reflue) e ogni comunicazione sull’interruzione dell’erogazione nelle diverse zone del territorio comunale devono essere pubblicate sul sito internet e sui canali di comunicazione istituzionali. Infine, chiediamo formalmente all’amministrazione comunale di voler procedere contro Sorical alla sospensione in via cautelativa dei pagamenti per violazione delle norme contrattuali di fornitura, all’impugnazione delle tariffe illegittime davanti al TAR e alla restituzione delle cifre indebitamente incassate.
La Sorical, società a capitale misto, pubblico-privato (Regione Calabria 53,5% – la francese Veolia 46,5%), “fornisce” acqua a 368 comuni calabresi. Il tutto alla faccia del referendum sull’acqua pubblica del 2011! Noi cittadini abbiamo subito l’incapacità dei politici locali di difendere i comuni che amministrano. A parte un solo caso isolato (Borgia – CZ) in cui un comune ha presentato ricorso al TAR, la stragrande maggioranza dei comuni calabresi subisce passivamente questo abuso. I calabresi hanno pagato alla Sorical tariffe illegittime: è tra i 140 e i 120 milioni di euro la differenza tra gli importi fatturati abusivamente da Sorical, tra il novembre 2004 e il dicembre 2016 e quelli che invece andavano fatturati con l’applicazione delle tariffe di legge. Una somma pazzesca, di cui nessuno ha finora parlato e su cui il potere politico continua a tacere ignobilmente, perché il sistema ha fatto e fa comodo a tanti. Gli investimenti di Sorical sulla rete sono stati molto limitati, ben al di sotto di quelli preventivati, circa 61 milioni accertati contro i 265 milioni che dovevano essere investiti per legge. Intanto, anche noi acresi paghiamo l’inefficienza della politica. A inizio ottobre con un ordinanza del Sindaco erano state chiuse 5 fontane pubbliche, per la contaminazione di coliformi, 2 sono state riaperte le altre no. C’è forse qualche altro problema oppure più semplicemente si vuole risparmiare acqua pubblica? Altro problema del servizio idrico è la cronica mancanza d’acqua in ampie zone del territorio comunale, coincidenti per lo più all’acquedotto gestito da Sorical. Non c’è acqua, si chiudono i rubinetti, ce n’è troppa e li chiudono lo stesso! Molti nostri concittadini sanno bene di cosa stiamo parlando. Altra scusa accantonata per la mancanza d’acqua ad Acri, è il “famoso” interruttore magnetotermico dell’impianto di sollevamento di Ominiello, che al primo temporale salta e interrompe l’erogazione di energia elettrica alle pompe. Ora, lasciamo stare le scelte cervellotiche adottate per realizzare di un siffatto acquedotto, ma è mai possibile che in decenni nessuna amministrazione sia stata lungimirante nell’adottare misure di prevenzione e manutenzione del rete idrica comunale? Come cittadini chiediamo rispetto. Tutte le informazioni su un bene pubblico ed essenziale come l’acqua devono essere chiare e puntuali: le analisi sulle acque (potabili e reflue) e ogni comunicazione circa l’interruzione dell’erogazione nelle diverse zone del territorio comunale devono essere pubblicate sul sito internet e sui canali di comunicazione istituzionali. Chiediamo formalmente all’amministrazione comunale di voler procedere contro Sorical per i disservizi provocati alla popolazione ed all’impugnazione delle tariffe illegittime e per la restituzione delle cifre indebitamente incassate.
Risulta ormai evidente che vi è una volontà del governo centrale e regionale, di chiudere e ridimensionare le strutture periferiche e disagiate, accentrare le attività in poche strutture denominate HUB o Spoke, senza valutare le conseguenze sulla salute pubblica e sul destino di un territorio. Con una visione MIOPE della Sanità, con il solo intento di ridurre la spesa sanitaria pubblica, si tagliano servizi e prestazioni ai cittadini. Decine di migliaia di calabresi, intraprendono i “viaggi della speranza” per curarsi in altre regioni, al costo di 275 milioni di euro solo nel 2016. In una regione ai primi posti, per emigrazione, disoccupazione giovanile, indebitamento e agl’ultimi per reddito pro-capite, investimenti produttivi e qualità della vita, con oltre il 90% di territorio collinare e montano, non si sceglie di salvaguardare le piccole realtà come le zone disagiate di montagna come quelle acrese. L’ospedale di area disagiata come il nostro merita un occhio di riguardo, mentre rischia seriamente di diventare una RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale). Non sono state ascoltate le nostre proposte e i suggerimenti per il rilancio del il nosocomio acrese, presentati al presidente Oliverio, al commissario Scura ed alla vecchia e nuova giunta comunale, non hanno ricevuto risposta. La nostra visione prevede un ospedale progettato e costruito per ospitare “reparti di ricovero”, non ambulatori come quelli di via Julia: questo non rappresenta una soluzione al ridimensionamento, ma solo un palliativo contro l’inesorabile destino. Nemmeno costruire delle piattaforme per l’elisoccorso, che peraltro sono necessarie, possono risolvere l’isolamento di Acri. In altre regioni la montagna viene rivaluta, in Calabria la si isola ancora di più! Ancora una volta, chiediamo di far ripartire la Chirurgia con attività multidisciplinari di intensità medio-bassa: si operi in week surgery, si attivino nuove branche chirurgiche come Oculistica, Ginecologia (menopausa, infertilità), Urologia, Dermatologia Oncologica, Otorino, Artroscopia Ortopedica, tutte specialità che mancano negli ospedali della nostra provincia. Discorso analogo per le branche della struttura complessa di Medicina, con l’apertura di ambulatori per la cura delle malattie del fegato e pancreas, malattie dismetaboliche, reumatologiche e oncologiche, anche in virtù del fatto che abbiamo già attivo un Day Hospital e con un ambulatorio di Oncologia di prossima (si spera) apertura. Perché non pensare ad un nuovo modello di ospedale che rispetti le peculiarità del territorio: uno “SPOKE DI MONTAGNA”. Invece di ragionare sui contenuti, la politica, i commissari e i vertici sanitari provinciali si fanno la “guerra”. Mentre la RM è di prossima “apertura”, frutto di politiche non certo attuali, l’atto aziendale, non viene attuato. Le unità ospedaliere in via di pensionamento non verranno sostituite. Nella vana attesa di un intervento delle autorità preposte e di “incatenamenti” vari, valutiamo, insieme ad altre associazioni e comitati presenti sul territorio regionale, il da farsi.