Con ogni probabilità, entro la fine di ottobre, verrà emanato un decreto “correttivo” del piano di riordino della rete ospedaliera calabrese. Noi lo avevamo
chiesto già ad aprile. Purtroppo, però, leggendo
le dichiarazioni dello stesso Scura, questo ennesimo decreto commissariale, non risponderà alle richieste
del territorio acrese del suo Hinterland. Infatti, riprende integramente il decreto n.18 del 2010 di Scopelliti, ed i successivi decreti che hanno portato
l’ospedale di Acri nella situazione attuale. Non capiamo di cosa debba essere soddisfatto
il
Sindaco Tenuta e gli esponenti del PD locale
e regionale. E’ “la montagna
che ha partorito
il topolino”.
Ma vediamo nel dettaglio cosa dovrebbe accadere nel prossimo futuro.
Il laboratorio analisi, che Scura già ad aprile aveva detto che non doveva essere chiuso, rimarrà indipendente da Corigliano, ma delle 5 unità mediche di laboratorio previste,
solo 4 attualmente sono operative, di cui una è prossima al pensionamento. Il rischio
chiusura non è affatto
scongiurato. Per noi, invece,
andrebbe potenziato, richiedendo le unità mediche mancanti
e prevedendo altri 2 tecnici di laboratorio, rispetto a quelli attuali.
Occorre utilizzare a pieno regime tutte le attrezzature presenti, come ad esempio i servizi di
microbiologia, attualmente sottoutilizzati e necessari per la
determinazione delle malattie reumatologiche ed epatiche
I posti letto rimarranno
sempre 62, come previsto nel DCA n.9 2015, appena 2 in più della soglia di chiusura, imposta dall’accordo della conferenza Stato-Regioni, il
cosiddetto “Patto per la Salute”
2014-2016.
La lungodegenza (portata a 16 posti letto), in pratica una Geriatria, prevista già dal 2010 ai tempi di Scopelliti, non è stata mai attivata, e non lo sarà sicuramente nell’immediato futuro, visto che non ci sono gli spazi
ed il personale per realizzarla.
Analogamente il Percorso Nascita, anche esso previsto e mai realizzato, nonostante vi siano le attrezzature già in carico all’Azienda Sanitaria. Dubitiamo fortemente della sua attivazione, visto che non
ci sono
assicurazioni in tal senso.
La Chirurgia, con una sala operatoria all’avanguardia, una delle migliori della provincia di Cosenza, potrebbe
far fronte ad interventi di reale emergenza, come ad esempio
una peritonite o una rottura di milza. Ma con questo
decreto ciò non potrà accadere, infatti,
la parola d’ordine in
questi casi sarà sempre:
”Trasferimento”! Sempre
che ci sia posto in altri ospedali, con tutte le conseguenze ed i pericoli derivanti da un trasporto in emergenza! Potranno essere effettuati solo piccoli interventi programmati. I posti letto saranno 10, ma questi
ultimi, sono in
dubbio, visto che devono essere approvati
dal Ministero della Sanità. Si avrà, inoltre, un ulteriore spreco di risorse poiché è previsto
la
stipula di
convenzioni con altri ospedali
(Hub e Spoke), senza utilizzare le unità e le competenze presenti ad
Acri formatisi in tutti questi anni.
Lo spoke Acri-Castrovillari non esiste più. Ma paghiamo ancora le sue influenze
nefaste! Noi chiediamo
il rientro immediato dei medici e delle apparecchiature trasferiti da Acri, e che non hanno più ragione
di operare verso presso
ospedale di Castrovillari, visto che quest’ultimo è diventato ormai quasi un Hub, a discapito
di Acri e con il beneplacito di Oliverio. Devono rientrare soprattutto i 2 ginecologi che prestano servizio ad Acri solo nei giorni pari, perché ciò causa notevoli disagi alle donne che necessitano assistenza, negando nel contempo
le necessarie consulenze specialistiche d’urgenza
all’unità di PS.
Non si è intervenuto sulle liste di attesa per le diverse prestazioni ambulatoriali, che anzi sono in aumento. L’ASP di Cosenza ha imposto
la riduzione del numero di prestazioni giornaliere, senza apparente
motivo. Una follia! Se il pubblico non soddisfa la domanda, lo farà certamente la sanità privata, che di certo non fa beneficenza! Gli
ambulatori vanno potenziati, cosa che si potrebbe fare anche a costo zero.
Il problema principale riguarderà le conseguenze, ma anche la reale applicazione di questo decreto. I politici
di ogni schieramento, locali e non, in tutti questi anni, invece di denunciare i DG
dell’ASP per la mancata applicazione dei decreti, hanno buttato fumo negli occhi dei cittadini, permettendo che l’ospedale sia
rimaneggiato in maniera
irresponsabile.
L’amministrazione attuale, colpevolmente, ha preferito seguire
la propria strada affidandosi ad “esperti” di dubbia preparazione e di insufficiente conoscenza della materia,
piuttosto che confrontarsi a campo aperto
con tutti gli operatori del settore. Tutto questo,
nonostante il 29 aprile scorso a
gran voce la cittadinanza ha chiesto
il rispetto che merita.
Mentre il sindaco,
invece di mettersi a capo della comunità per combattere insieme questa battaglia, senza rispetto
per gli acresi, si è infilato
tra la folla,
è bene ricordalo, in maniera
anonima.
Noi invece, abbiamo dal canto nostro, raccolto tutti gli spunti, le indicazioni ed individuato le criticità provenienti dal settore ospedaliero, confrontandoci anche con gli altri comitati degli ospedali
di zona montana (C.O.MoCal.). Ne è scaturita
una proposta fattibile e con nessun impatto sui conti disastrati della Regione.
Fermo restando questa proposta di base, abbiamo formulato anche un’altra ipotesi, ancora più ambiziosa. Proponiamo di realizzare un ospedale spoke di zona montana
con San Giovanni in Fiore, tipologia che esiste
e funziona in maniera
efficiente in altre regioni.
Di tutto questo l’amministrazione non ne ha voluto sentir
parlare.
Alla luce di quanto accaduto, abbiamo chiesto un incontro urgente con il commissario Scura, per illustrare la nostra visione
della Sanità che funziona e che garantisca un’assistenza degna di
questo nome!
Firmato: Libera
Associazione Cittadini
Acresi.