Tra i molteplici scopi per i quali l’associazione L.A.C.A. è nata, c’è la difesa del territorio, intesa come protezione di quello che ci circonda, le bellezze naturali, paesaggistiche e l’ambiente in cui viviamo. Per tale motivo da sempre auspichiamo che si ricorra sempre di più all’installazione di impianti per la conversione di energia da fonti rinnovabili, anche in vista del raggiungimento degli obiettivi UE sulla transizione energetica entro il 2050. Questi impianti devono però potersi integrare con il territorio, senza deturparlo. La strada ci è stata indicata, e sono le tecnologie a basso impatto, per la creazione di comunità energetiche, in cui sono i cittadini che mettono in condivisione l’energia elettrica generata da piccoli impianti distribuiti sulle proprie abitazioni, ma anche da mini turbine idroelettriche da installare su nuovi bacini idrici, che aiuterebbero anche ad affrontare l’impellente crisi idrica all’orizzonte. Purtroppo constatiamo che la volontà politica di perseguire questo obiettivo manca all’attuale Amministrazione comunale acrese, che già da tempo ha deciso di permettere l’installazione di turbine eoliche su tutto il territorio acrese senza interpellare la popolazione. Il tanto sbandierato efficientamento energetico del territorio Comunale non è solo il rifacimento parziale dell’impianto di pubblica illuminazione, ma un insieme di operazioni che possono riguardare edifici pubblici, privati, complessi aziendali e attività e che permettono di contenere i consumi energetici, ottimizzando il rapporto esistente tra fabbisogno energetico (di luce e gas) e livello di emissioni: si tratta, in altri termini, di un insieme di buone pratiche che permettono di sfruttare le fonti energetiche in modo ottimale. Di questo non c’è la minima traccia nell’azione amministrativa, che potrebbe permettere la devastazione di un territorio, come purtroppo già avvenuto in altri comuni. Eppure i contributi per l’efficientamento energetico e lo sviluppo territoriale sostenibile in favore dei Comuni sono stati introdotti dal Decreto direttoriale 14/05/2019 del Ministero dello Sviluppo Economico, che destina finanziamenti tramite contributo a fondo perduto ai comuni. Il finanziamento aggiuntivo stanziato è stato pari a circa 497 milioni di euro. Ci chiediamo se la giunta Capalbo ne era a conoscenza? Cosa ha fatto in 6 anni per intercettare queste risorse? Perché aspettare che gli piovessero 700 mila “miseri” euro offerti a mò di questua l’Enel? Da oltre 20 anni è stata una corsa all’edificazione di parchi eolici su tutto il territorio nazionale, un business che ha generato profitti immensi, anche a pale ferme, ma solo per poche imprese, grazie agli incentivi più generosi del mondo, che ha dato solo qualche briciola agli agricoltori: un sogno ecologico finito male, spesso con l’ombra della mafia. La cosiddetta “green economy” impatta nella misura in cui questi impianti devono essere costruiti e poi dismessi, un po’ come avviene con le centrali elettriche tradizionali, per le quali è necessario un dispendio enorme di energia e di risorse, con consumo e inquinamento del suolo. Le amministrazioni passano, i danni al territorio restano. L’amministrazione Capalbo, con la modifica della delibera di consiglio n. 43 del 2012, ha di fatto eliminato un ostacolo alla speculazione, permettendo l’installazione oltre che di turbine eoliche anche di pannelli solari su terreni agricoli. Sta accadendo anche questo: alcuni “broker” (intermediatori) stanno ricercando terreni incolti, soprattutto in Sila Greca, da adibire ad impianti fotovoltaici: un’aberrazione! Noi diciamo convintamente NO al consumo del suolo, diciamo NO alla speculazione, diciamo NO alla devastazione del territorio.